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Mercurio nella falda trevigiana, la Regione se ne lava le mani. Zanoni: “Ho depositato un esposto alla Magistratura”

L’assessore veneto all’Ambiente, Maurizio Conte, ha risposto alla richiesta di intervento inviatagli dall’eurodeputato Andrea Zanoni in merito alla presenza di mercurio nella falda del trevigiano. «La Regione, per voce dell’assessorato, ha fatto sapere che non stanzierà fondi per le indagini. È inaccettabile che la situazione idrogeologica e il diffuso tessuto produttivo e artigianale siano stati addotti come motivi per non individuare la fonte inquinante»

L’assessore veneto all’Ambiente, Maurizio Conte, ha risposto alla richiesta di intervento dell’eurodeputato Andrea Zanoni in merito alla presenza di mercurio nella falda della Provincia di Treviso. L’Assessore regionale ha sottolineato che “la situazione idrogeologica dell’area, caratterizzata da molteplici falde artesiane che si estendono per profondità per centinaia di metri, nonché la presenza di un diffuso tessuto produttivo ed artigianale consolidato nelle ultime decine di anni, non consentono oggettivamente in tempi ragionevoli un’individuazione puntuale dell’origine del fenomeno”.

 

Questa è la risposta alla lettera che l’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha inviato all’assessore Conte il 23 settembre 2013, all’indomani dell’ennesimo pozzo inquinato da mercurio nel trevigiano, questo il commento di Zanoni: «È assolutamente indispensabile individuare la fonte primaria di inquinamento come previsto dalla direttiva Acque 2000/60/CE. E’ inaccettabile definire complessa la situazione delle falde profonde e considerare il diffuso tessuto produttivo ed artigianale, solo per non procedere nelle indagini. È come essere in presenza di una falla su una nave e limitarsi a cercare di svuotare la stiva con un secchio anziché riparare il buco».

 

Nella risposta, l’assessore Conte ha proseguito rassicurando che l’Amministrazione regionale ha stanziato 2 milioni e mezzo di euro per estendere l’acquedotto pubblico alle zone attualmente non servite, con l’obbligo di allacciamento per gli abitanti che utilizzano pozzi ad uso privato.

 

«Considerare come unica risposta l’ampliamento dell’acquedotto, ignorando la causa del fenomeno è assurdo – ha aggiunto Zanoni – La Regione deve assicurare i fondi necessari per individuare la fonte primaria di inquinamento, altrimenti con il passare del tempo il problema potrebbe aggravarsi e provocando danni dai costi ben superiori a quelli che potrebbero essere sostenuti ora. Non è risolutivo far riferimento all’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV): non sono solo analisi e monitoraggi del fenomeno che possono portare all’individuazione della fonte ma serve un approfondito studio idrogeologico e chimico».

 

Mappa del territorio alla mano, Zanoni ha concluso: «Se si va a vedere, il plume dell’inquinamento, ovvero come viene definita nel linguaggio tecnico la forma della diffusione dell’inquinamento nella mappa, si nota che la fonte è a nord, quindi nel territorio del comune di Paese. L’ARPAV e la Regione sono a conoscenza di chi fino a 20-30 anni fa proprio a Paese utilizzava ingenti quantità di fulminato di mercurio? Sono convinto che più di qualcuno conosce cosa sia realmente accaduto causando questo immane disastro ecologico Vista la risposta insufficiente della Regione ho voluto prendere carta e penna e denunciare alla Magistratura questo disastro ambientale, e perciò mi auguro che presto emergano i nomi  e cognomi dei responsabili».

 

BACKGROUND

 

Il 23 settembre 2013, Zanoni ha scritto all’Assessore all’Ambiente veneto, Maurizio Conte, dopo che il sindaco di Preganziol (TV), Sergio Marton, aveva ordinato la chiusura di un pozzo in via Leopardi, tra la zona commerciale e la stazione ferroviaria, al limite della cosiddetta “zona rossa”. Il pozzo oggetto dell’ordinanza si trovava in un’abitazione privata e pescava acqua a una profondità di 270 metri, proprio nella fascia inquinata. A chiedere la chiusura del pozzo era stato il Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione dell’Usl 9 che aveva accertato la presenza di mercurio superiore ai limiti stabiliti per la potabilità dell’acqua.

 

Il 17 novembre 2011, Zanoni aveva presentato un’interrogazione alla Commissione europea per denunciare la situazione di inquinamento delle falde acquifere nel Veneto. Il 16 gennaio 2012, il Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik aveva risposto che la Commissione stava “valutando i contenuti dei piani di gestione dei bacini idrografici elaborati a norma della Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE” sulla cui base avrebbe pubblicato nel corso del 2012 “una relazione sull’attuazione della direttiva, che entrerà a far parte del piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee”.

 

Il 17 aprile 2013, l’europarlamentare ha presentato una seconda interrogazione alla Commissione europea per chiedere all’Ue di indagare sull’origine e sulle responsabilità delle autorità dell’inquinamento da mercurio delle falde sotterranee nei comuni di Treviso, Casier, Preganziol e Quinto di Treviso. Il 13 giugno 2013, il Commissario Ue Janez Potočnik ha risposto che la Commissione non possiede autorità per poter valutare la sufficienza o meno della somma stabilita per i finanziamenti e che non è stato possibile stabilire le cause dell’inquinamento a causa della complessa situazione idrogeologica della zona e dell’alta densità delle attività umane, ma riconosce la necessità di ulteriori stanziamenti per risolvere la questione.

 

 

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