ANDREA

ZANONI

Consigliere Regionale

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L’ombra delle ecomafie su fusti e solventi abbandonati sui fiumi

Il rinvenimento di oltre trenta bidoni di rifiuti bruciati sul greto del fiume Torre (UD) e di centinaia di litri di solventi e oli industriali a due passi dal fiume Tagliamento (PN) fa scattare l’allarme per inquinamento ambientale. Andrea Zanoni: «Servono indagini serrate per chiudere al più presto il cerchio sui responsabili. Si proceda immediatamente all’analisi dell’acqua e dell’aria per escludere rischi per la salute degli abitanti»

 

A pochi chilometri di distanza si sono verificati due inquietanti episodi di inquinamento ambientale. Lungo il greto del fiume Torre, al confine tra il Comune di Udine e quello di Pradamano (UD), sono stati ritrovati trenta fusti bruciati. A San Vito al Tagliamento (PN), tra la zona industriale Ponterosso e il corso d’acqua Tagliamento, gli inquirenti hanno rinvenuto una discarica abusiva di oli esausti e solventi, alcuni dei quali sversati sul terreno.

 

Nel primo caso sono intervenuti il Comune, la Polizia Municipale, i Vigili del Fuoco, i tecnici dell’Agenzia regionale per l’Ambiente (ARPA) e del criminoso episodio è stata informata la Procura della Repubblica. Dai primi accertamenti è stato appurato che alcuni bidoni dati alle fiamme contenevano materiale sanitario e vernici. L’incendio risale a circa dieci giorni fa, ma in tutta l’area è ancora fortissimo l’odore acre, che a detta dei testimoni è ancora fortissimo.

 

Andrea Zanoni, eurodeputato e membro della commissione ENVI, Ambiente, Salute pubblica e Sicurezza Alimentare, chiede interventi immediati ai tecnici e agli inquirenti: «Le indagini devono essere serrate così come tempestive devono essere tutte le analisi per capire di quale entità sia il danno ambientale e se vi siano reali pericoli per la popolazione.

Deve essere effettuata anche l’analisi dell’aria per individuare quali gas potenzialmente tossici derivanti dalla combustione si siano sprigionati. Vista la vicinanza con il fiume si devono portare a termine esami accurati sull’acqua per verificare se ci sia stata e in che misura contaminazione. All’analisi delle sostanze contenute nei fusti per capire di che tipo di rifiuto si tratti deve seguire subito la loro codificazione. Solo con l’analisi chimica e il codice si può stringere la rete intorno a questi criminali, perché si riuscirà a individuare che tipo di attività industriale ha generato il rifiuto».

 

A San Vito al Tagliamento (PN), il sito minacciato dall’abbandono di solventi è stato bonificato l’altro giorno. In un campo tra la zona industriale Ponterosso e il fiume Tagliamento sono stati scoperti 500 litri di olio industriale in tre barili, 200 litri di solventi contenuti in secchi e 100 litri di silicone chiusi in un centinaio di tubi. Del liquido è fuoriuscito dai contenitori creando con l’acqua piovana una grande pozza sul terreno. Sono intervenuti la Polizia Locale, il Comune e una ditta specializzata per le operazioni di bonifica.

 

«Deve essere immediatamente individuata l’origine degli oli esausti e quella dei solventi – ha concluso Zanoni – Per questi ultimi è necessario capire anche la tipologia: se si trattasse di solventi organo clorurati, come il percloroetilene, potrebbero contaminare il terreno e le falde acquifere con conseguenze devastanti per centinaia di anni. Se individuati, i responsabili di questi disastri ambientali devono subire condanne esemplari e pene che servano da deterrente per chi avesse intenzione di abbandonare rifiuti in modo selvaggio. È necessario andare con forza in fondo alla vicenda per escludere completamente l’ombra delle ecomafie o di associazioni a delinquere».

 

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