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La Giunta veneta approva il nuovo “Piano casa”. Zanoni: «Ancora cemento per il nostro territorio. Non è così che si supera la crisi»

Martedì 21 maggio, la Giunta regionale del Veneto ha approvato il Piano sviluppo edilizio proposto dal vice Presidente Marino Zorzato, che prevede aumenti di cubatura e di superficie coperta. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Un provvedimento a favore della cementificazione che stride con il grido d’allarme lanciato solo pochi giorni fa dal Presidente del Consiglio regionale, Clodovaldo Ruffato, e con i proclami propagandistici “pro territorio” del Governatore Luca Zaia. Mi auguro che il provvedimento che mangerà ancora ambiente venga bloccato dal Consiglio regionale»

 

Martedì 21 maggio 2013, la Giunta Regionale del Veneto ha approvato il disegno di legge “Provvedimenti per il sostegno al settore edilizio e per la riqualificazione delle aree degradate del Veneto”. Il Piano di sviluppo edilizio è stato proposto dal vice Presidente e Assessore al Territorio Marino Zorzato e ora, dopo l’approvazione della Giunta, dovrà passare il vaglio del Consiglio regionale.

 

Il vice Presidente Zorzato prevede di completare l’iter prima della scadenza del Piano casa attualmente in vigore, ovvero entro novembre, e di dare così risposta alla crisi dell’edilizia. Il disegno di legge approvato dall’esecutivo regionale non avrà più scadenza e sarà esteso anche agli edifici per i quali sia stato presentato il progetto entro l’entrata in vigore della nuova normativa.

 

L’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato: «Chiamando in causa la crisi, la Giunta veneta ha dato il via libera a nuove colate di cemento, prevedendo ulteriori incentivi in termini di aumento di cubatura e di superficie coperta. Ha addirittura introdotto il concetto di “volume minimo garantito”, assicurando per gli edifici residenziali esistenti di limitate dimensioni di poterli ampliare almeno di 150 metri cubi. Per non parlare di altre disposizioni. È a dir poco contradditorio un provvedimento del genere all’indomani dei dati sul consumo del suolo resi noti proprio dalla Regione. Mi auguro che almeno il Consiglio regionale, che sarà chiamato ad approvare la “legge del cemento”, faccia retromarcia e salvi gli ultimi scampoli di territorio sopravvissuti».

 

Zanoni si riferisce allo studio presentato giovedì 23 maggio scorso a Palazzo Ferro Fini dal Presidente del Consiglio Regionale veneto, Clodovaldo Ruffato.  Gli allarmanti dati sono il risultato dell’elaborazione del Centro Studi del Consiglio regionale: negli ultimi 40 anni il Veneto ha perso il 18 per cento della superficie coltivata, un’area che equivale all’intera provincia di Rovigo.

 

«Dallo studio risulta che urbanizzazione ed infrastrutture hanno sottratto 1800 chilometri quadrati alle imprese agricole  – ha ricordato Zanoni – Il territorio bellunese è quello dove il consumo di suolo agricolo è stato maggiore, meno 36%, seguito dal vicentino (meno 34 per cento) e dal Trevigiano (meno 22 per cento). Il Presidente Ruffato, nell’occasione, aveva sottolineato la necessità di una svolta nel consumo del territorio “smettendola di costruire mangiando fette di campagna: basta con Veneto City, Ikea e autodromo” e di dover per il futuro puntare “a restituire terre all’agricoltura e a recuperare i volumi esistenti”. Eppure la  Giunta aveva già messo nero su bianco il contrario. È una decisione che va contro le indicazioni dell’Europa»

 

BACK GRUOND

 

A maggio scorso, il Parlamento europeo ha approvato la relazione Gerbrandy, con la quale ha dato chiare indicazioni alla Commissione europea per arrivare gradualmente entro il 2050 allo stop definitivo dell’edificazione e dell’asfaltatura di territorio agricolo e naturale.

 

In Europa, ogni anno, 1000 chilometri quadrati di nuovi terreni, una superficie più estesa della città di Berlino, vengono utilizzati per attività umana e buona parte vengono impermeabilizzati. Secondo l’Istituto Superiore per la protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il consumo di suolo in Italia è passato dal 2,8 per cento del 1956 al 6,9 del 2010, con un incremento di 4 punti percentuali. In altre parole, sono stati consumati in media oltre 7 metri quadrati al secondo per più di 50 anni. Questo vuol dire che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze. In termini assoluti, l’Italia è passata da poco più di 8.000 chilometri quadrati di consumo di suolo del 1956 a oltre 20.500 nel 2010.

 

Il Governatore Luca Zaia, a fine agosto 2012, aveva annunciato battaglia alla cementificazione selvaggia, prima promettendo una legge ad hoc e, poi, l’istituzione di un’apposita commissione. Per ora parole non seguite da fatti.

 

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