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Infrastrutture – Gruppo Pd: “Pedemontana, affare ottimo per il concessionario, ma convenzione pericolosa per le casse pubbliche. Grave il silenzio di Zaia, che non si presenta e manda avanti i tecnici”

Venezia, 6 set. 2018 – “Appare evidente che la Superstrada Pedemontana Veneta è un buon affare per il concessionario, meno per le casse pubbliche”. È quanto dichiara il Capogruppo del Partito Democratico Stefano Fracasso, insieme ai Consiglieri Claudio Sinigaglia e Andrea Zanoni, al termine della seduta odierna della Quarta commissione dove è stata presentata la relazione comparativa dei tre contratti (Convenzione del 2009, modifica del 2013 e terzo atto del 2017) chiesta proprio dai commissari del Pd. Trecento pagine che mettono a confronto costi, ricavi e condizioni dei tre documenti siglati in dieci anni. “È grave il silenzio assoluto di Zaia che manda avanti i tecnici, quando invece dovrebbe spiegarci come ha fatto a firmare il contratto del 2013, che ha un’eredità pesantissima. Altro che lodarsi per la convenzione del 2017 – attacca il capogruppo dem – per il concessionario è una pacchia: vedrà remunerato il proprio capitale del 12,9%, eppure i rischi che corre con il nuovo contratto sono notevolmente minori del passato: mette meno soldi di tasca propria (da 500 a 430 milioni), si trova con un contributo pubblico che cresce da 600 a  900 milioni e non avrà più la preoccupazione delle entrate da pedaggi, visto che questo rischio se lo accollerà la Regione. Per stare in piedi e non indebitarsi ulteriormente, dopo i 300 milioni del mutuo aggiuntivo, la Regione deve scommettere su previsioni di crescita di traffico incredibili: 142% in quarant’anni. E i cittadini? Avranno una strada tra le più care d’Italia, visto che fare un chilometro in Pedemontana costerà più del doppio rispetto per esempio alla Padova Brescia (0,16 €/km contro 0,07€)”.

“Come sia stato possibile passare dalle previsioni di traffico alla stipula di convenzione del 2009 e del 2013 che obbligano la Regione ad assicurare il ricavo di 17 miliardi nel 2009 e di 22 nel 2013 al concessionario è un mistero stupefacenti. E l’errore meno lieve, ma sempre errore, si ripercuote ora nella convenzione del 2017 che impone alla Regione di garantire un canone di disponibilità che fino al 2028 prevede di incassare meno dal pedaggio rispetto a quanto bisogna erogare al concessionario e a risarcirlo. Per un totale di 77 milioni in più da sborsare rispetto agli introiti. È il rischio di impresa, che però adesso è sulle spalle del concedente ovvero della Regione. Un modo di agire all’insegna dello ‘sperémo ben’…” evidenzia Claudio Sinigaglia.

“Dalla Relazione in Quarta Commissione arrivano solo conferme sui gravissimi rischi che il bilancio della Regione correrà dal 2020 al 2059. Tutta la convenzione si basa sulle previsioni dei flussi di traffico troppo rosee e perciò tali da mettere a rischio le entrate tramite i pedaggi. L’unico che può festeggiare e che si trova in una botte di ferro è la Sis, che avrà un canone in entrata sicuro fino al 2059. Questo project financing è una follia frutto di decisioni politiche scellerate adottate dalla Giunta veneta nel 2009 prima e nel 2014 poi – aggiunge Andrea Zanoni – e se Zaia è così convinto della convenienza di simili condizioni le proponga per gli altri project stradali veneti, che aveva promesso di rivedere nei costi ma di cui si è perso traccia”.

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