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Emergenza aviaria – Zanoni (PD): “Per combatterla efficacemente occorre vietare l’uso di tutti i richiami vivi nella caccia, inserendo misure preventive alla diffusione del virus”

“L’aviaria andrebbe combattuta con misure davvero efficaci perché siamo di fronte a un’emergenza che sta diventando strutturale e anche la Regione deve fare la sua parte”. Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni prendendo spunto “dalla circolare di ieri del Ministero della Sanità inviata a tutte le Regioni, che prevede a livello nazionale il divieto di utilizzo dei richiami vivi delle specie di uccelli acquatiche, tipo le anatre, fino al 31 ottobre”.

“Il Veneto, però – sottolinea il consigliere – visto l’elevato numero di allevamenti di polli e tacchini e i tanti focolai rilevati nel 2017, dovrebbe prevedere limiti più stringenti, un po’ come per i Pfas, e restrizioni ferree”.

“Nei giorni scorsi – informa il consigliere regionale – ho presentato un’interrogazione sulla questione. Servirebbero misure precauzionali nei confronti della caccia, ma questo mondo appare per Zaia e la sua maggioranza intoccabile. Ricordo che i potenziali veicoli dell’aviaria, che nelle variabili più gravi può essere trasmessa all’uomo, possono essere gli uccelli abbattuti e incarnierati portatori del virus. Quindi manipolazione, detenzione, trasporto, macellazione e smaltimento degli scarti di volatili potenzialmente infetti sono tutte operazioni a rischio. Perché non viene presa alcuna misura in questo senso nella Regione col maggior numero di focolai?”.

“Per l’indennizzo dei danni – ricorda l’esponente dei Democratici – sono stati già spesi oltre 2,6 milioni, coperti ovviamente con i soldi dei contribuenti. Credo sarebbe doveroso intervenire per tutelare sia la salute dei cittadini che le loro tasche. Purtroppo quando c’è di mezzo la caccia, nessuno vuole metterci mano, per paura di perdere un po’ di voti”.

“È assurdo però – conclude Andrea Zanoni – che, mentre si abbattono centinaia di migliaia di animali negli allevamenti, la Regione non intervenga minimamente sull’attività venatoria”.

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