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Diventa reato detenere uccelli da richiamo con anelli contraffatti

La Terza Sezione penale della Corte di Cassazione ha riconosciuto come reato la detenzione di richiami vivi non inanellati o con anelli contraffatti. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «È una sentenza importantissima che fa giurisprudenza, stabilendo che la detenzione di uccelli non inanellati o con anelli che si possono sfilare o contraffatti non comporta una semplice sanzione amministrativa ma una sanzione penale. In questo modo centinaia di cacciatori che, soprattutto nel vicentino, detengono uccelli da richiamo di dubbia provenienza rischiano sanzioni penali»


Con la sentenza numero 46228 del 23 ottobre 2013, depositata il 19 novembre, la Terza Sezione penale della Corte di Cassazione ha riconosciuto come reato la detenzione di richiami vivi non inanellati o con anelli contraffatti.

La Suprema Corte, presieduta dal giudice Saverio Felice Mannino, si è pronunciata rigettando il ricorso di un cacciatore contro la sentenza del Tribunale di Lucca che lo aveva condannato a un’ammenda di 1.200 euro e alla confisca del richiamo vivo sequestrato perché privo dell’anello identificativo.

La Corte ha sottolineato che “l’ipotesi prevista dall’articolo 30, lettera h), della legge dell’11 febbraio del 1992 numero 157 del 1992 sia applicabile al caso in esame dovendosi ricondurre fra i mezzi vietati anche l’uso dei richiami vivi non inanellati e, dunque, di provenienza non legittima, la cui detenzione non risulta autorizzata”.

L’eurodeputato Andrea Zanoni vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo ha affermato: «I richiami vivi, per legge, devono essere muniti di anello inamovibile, ovvero che non si possa rimuovere. L’esemplare viene in questo modo identificato, indicandone la provenienza e il possessore, con un codice alfanumerico simile alla targa per l’auto. Purtroppo ci sono troppi uccelli da richiamo con anelli contraffatti. Per capire come funziona il commercio illegale basta vedere questo VIDEO, che invito tutti i cittadini a visionare, dove vengono inanellati con anelli contraffatti uccelli catturati illegalmente che così diventano detenuti lecitamente e quindi immessi nel mercato».

In merito a questa pratica, Zanoni ha depositato un’interrogazione-denuncia alla Commissione Europea lo scorso 8 novembre 2012. Il Commissario UE all’Ambiente, Janez Potočnik, in risposta, il 15 gennaio 2013, ha sottolineato che “ai sensi della Direttiva Uccelli 2009/147/CE per tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nell’UE, gli Stati membri vietano la cattura deliberata e la vendita, il trasporto per la vendita, la detenzione per la vendita, nonché l’offerta in vendita di uccelli vivi e di uccelli morti” e ha ricordato che “è pertanto un chiaro obbligo per le autorità degli Stati membri istituire un sistema opportuno di attuazione e applicazione dei divieti summenzionati e delle relative disposizioni”.

«Un animale selvatico, per legge, fa parte del patrimonio indisponibile dello Stato, ovvero di tutti noi – ha aggiunto Zanoni- Un uccellino catturato con le reti al quale si mette un anellino contraffatto diventa proprietà privata commettendo dunque un furto ai danni di tutti i cittadini. Ora la sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione fa giurisprudenza, stabilendo che la detenzione di uccelli non inanellati o con anelli che si possono sfilare o contraffatti, come quelli del video, non comporta una semplice sanzione amministrativa, ma una sanzione penale. Il pronunciamento della Corte è importantissimo, perché ora tutti i possessori di uccelli con anelli contraffatti rischiano di trovarsi davanti al giudice per rispondere del reato di utilizzo di mezzi vietati, sanzionato penalmente dallaLegge sulla caccia 157 del 1992 all’articolo 30 lettera h). Questa sentenza è un bel regalo di Natale anche perché oggi abbiamo un estremo bisogno di tutelare gli uccelli migratori che, oltre a subire i danni da uccellagione, bracconaggio e caccia hanno subito un grave tracollo numerico dovuto a un’ epidemia da tricomoniasi che ha colpito in particolare Verdoni, Fringuelli e Cince».

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