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Discarica di Bussi (PE), rinvio a giudizio per 19 indagati. Zanoni: «Complimenti al Corpo forestale e al WWF che hanno permesso di arrivare a un processo di portata storica»

Il Tribunale di Pescara ha rinviato a giudizio i 19 imputati nell’inchiesta sulla maxi discarica di rifiuti tossici scoperta a Bussi sul Tirino (PE) dal Corpo Forestale dello Stato, dopo le denunce del WWF. L’eurodeputato Andrea Zanoni: «Per la prima volta in Italia la Corte d’Assise è chiamata a giudicare reati ambientali che hanno comportato danni quantificati dall’ISPRA in miliardi di euro. Condannare i responsabili e niente sconti di pena»

 

Il Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ha rinviato a giudizio tutti i 19 indagati, perlopiù ex amministratori Montedison, per l’inquinamento del sito industriale di Bussi sul Tirino (PE). I capi di imputazione nel processo, che inizierà il 25 settembre 2013 davanti alla Corte di Assise di Chieti, sono avvelenamento delle acque destinate al consumo umano e disastro ambientale.

 

L’inchiesta sulla maxidiscarica di rifiuti tossici a Bussi era iniziata nel marzo del 2007, dopo il blitz del Comando Provinciale di Pescara del Corpo Forestale dello Stato. Nella più grande discarica abusiva d’Italia, a 20 metri dal polo chimico di Bussi, sono stati scoperti 250 mila metri cubi di sostanze tossiche e pericolose, sepolti a 5-6 metri di profondità in un terreno a due passi dal fiume Pescara.

 

Cloroformio, tetracloruro di carbonio, esacloroetano, tricloroetilene, triclorobenzeni e metalli pesanti sono stati rinvenuti durante i rilievi su un’area di 30 mila metri quadrati. La Forestale e la Procura di Pescara ritengono che l’inizio dell’utilizzo del terreno come discarica risalga a diversi decenni fa. La proprietà nel 1999 era stata ceduta dalla Montedison ad una società immobiliare di Milano riconducibile sempre alla Montedison.

 

Per bonificare la zona devono essere rimosse 240 mila tonnellate di terra e il costo stimato di tale operazione si aggira intorno ai 58 milioni di euro. Molte delle sostanze inquinanti sono state assorbite dal terreno, infiltrandosi nelle falde acquifere destinate anche all’acqua potabile fra il 1980 e 1990.

 

L’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato: «Per la prima volta in Italia la Corte di Assise si pronuncerà su reati ambientali di questa gravità. Complimenti al WWF Abruzzo, che si è costituito parte civile in un processo storico, dopo aver denunciato una situazione dalle conseguenze inimmaginabili per la salute dei cittadini e per l’ambiente. Complimenti anche agli uomini del Corpo Forestale dello Stato che hanno messo la parola fine a quanto stava accadendo nella discarica dei veleni». 

 

Il WWF Abruzzo ha fatto sapere che in quello che è uno dei siti più inquinati d’Europa, l’acqua di falda presentava valori di contaminazione centinaia di migliaia di volte superiore ai limiti di legge per composti tossici e cancerogeni e che i danni sull’intera vallata del fiume Pescara sono stati quantificati dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) in miliardi di euro.

 

«Ora dovranno essere individuati i responsabili e non ci dovranno essere sconti di pena – ha concluso Zanoni – Gli autori di un disastro ambientale di tale portata dovranno risarcire il danno causato sia all’ambiente sia alla salute dei residenti. Nel più breve tempo possibile la discarica dei veleni dovrà essere bonificata e restituita ai cittadini».

 

 

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