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Carceri italiane, gli Stati membri non vogliono intromissioni europee

La Commissaria Ue alla Giustizia risponde a Zanoni: la maggior parte dei Paesi sono contrari a interventi normativi Ue. Zanoni: “In Italia situazione scandalosa. Invito il prossimo governo a farsi portatore di un’iniziativa europea che fissi standard obbligatori per tutte le carceri d’Europa”

 

“La Commissione attribuisce grande importanza al rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti nell’Unione europea. Le condizioni detentive rientrano però nelle competenze degli Stati membri, a loro volta vincolati alle norme internazionali definite in materia dal Consiglio d’Europa”. Questa è la risposta della Commissaria Ue alla Giustizia Viviane Reding all’interrogazione presentata da Andrea Zanoni insieme ad altri eurodeputati, sulle critiche condizioni di detenzione nelle carceri italiane. “Nonostante l’ampio consenso sui problemi dovuti al ricorso eccessivo alla custodia cautelare, la maggior parte degli Stati membri non è favorevole a interventi normativi particolarmente incisivi a livello dell’Ue”, prosegue la risposta.

“Il fatto che, nonostante le facili promesse e le tante denunce internazionali, i governi nazionali siano così restii ad accettare standard comuni per le condizioni delle proprie carceri, la dice lunga sulle reali intenzioni di risolvere il problema – attacca Zanoni – Mi auguro che il prossimo governo italiano, anche alla luce della sentenza di condanna della Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo di questo gennaio, abbia il coraggio e la responsabilità di farsi promotore in sede europea di una legislazione che restituisca dignità ai detenuti”.

“La Commissione intende anche concentrarsi sulla corretta attuazione degli strumenti di riconoscimento reciproco esistenti in materia di detenzione prima di mettere a punto nuove proposte legislative e pubblicherà, entro la metà del 2013, relazioni sull’attuazione delle tre decisioni quadro”, fa sapere l’eurodeputato, che conclude: “La situazione in Italia è diventata insostenibile. Oltre al trattamento inumano viene messo in pericolo anche il recupero dei detenuti. Solo comuni standard europei obbligatori per tutti i Paesi Ue possono risolvere questa piaga d’inciviltà europea”.

BACKGROUND

La sentenza di gennaio è la seconda condanna per l’Italia. La prima condanna risale al luglio del 2009 e riguardava un detenuto nel carcere di Rebibbia di Roma. Dopo questa prima condanna l’Italia ha messo a punto il ”piano carceri” che prevede la costruzione di nuovi penitenziari e l’ampliamento di quelli esistenti oltre che il ricorso a pene alternative al carcere.

Il 5 ottobre scorso Zanoni ha tenuto una conferenza a Treviso proprio sulla situazione delle carceri italiane insieme al Dott. Francesco Massimo, Direttore da oltre 25 anni dell’Istituto Penitenziario trevigiano, Giovanni Borsato, operatore della Caritas, Don Marco di Benedetto, volontario al Carcere di Rebibbia, Antonio Zamberlan, responsabile della Cooperativa Alternativa che opera all’interno della struttura di Treviso, nonché Carlo Silvano, autore di alcuni testi sulla realtà carceraria.

Il 15 agosto scorso Zanoni ha fatto visita con alcuni suoi collaboratori al carcere di Treviso, Santa Bona, aderendo all’iniziativa “Ferragosto in carcere” che ha visto impegnati parlamentari nazionali ed europei all’interno delle strutture carcerarie italiane.

 

Ufficio Stampa Eurodeputato Andrea Zanoni

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