ANDREA

ZANONI

Consigliere Regionale

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Ambiente. Consiglio approva mozione per interventi inquinamento da Pfas

Accelerare i tempi per la raccolta dei campioni mancanti del biomonitoraggio ematologico sui detentori di pozzi privati; prevedere ed effettuare un’ulteriore puntuale analisi sulla catena alimentare; attivare ogni utile informazione sullo stato dell’indagine coinvolgendo le Amministrazioni locali, le associazioni e i comitati interessati; intervenire stanziando le risorse necessarie per la redazione di un progetto preliminare per la sostituzione degli acquiferi contaminati con altri acquiferi di migliore qualità per l’erogazione di acqua potabile non contaminata agli abitanti dei comuni delle aree interessate; realizzare, una volta accertata l’entità della contaminazione nelle diverse matrici, tutti gli interventi volti alla prevenzione dell’inquinamento dell’ambiente e della catena alimentare; assumere ogni iniziativa presso le autorità statali per la definizione dei limiti di legge per la ammissibilità della presenza di sostanze Pfas; incaricare l’avvocatura regionale di effettuare tutti gli approfondimenti necessari per individuare le possibili azioni legali utili al risarcimento dei danni subiti e per un espostyo alla magistratura; richiedere ai Ministeri dell’Ambiente e della Salute adeguate risorse per affrontare l’emergenza. Sono questi gli impegni chiesti alla Giunta regionale con una mozione approvata oggi all’unanimità dal Consiglio straordinario convocato per iniziativa dalle opposizioni per discutere sulla questione dell’inquinamento da sostanze perfluoroachiliche (PFAS) nelle acque superficiali e sotterranee del territorio veneto.

 

La consigliera Cristina Guarda (AMP), prima firmataria della richiesta di convocazione, aprendo il dibattito ha ribadito la necessità di un confronto e di un chiarimento con la Giunta regionale per dare la giusta informazione e condividere un progetto di intervento, evitando così inutili strumentalizzazioni politiche. “I dati raccolti finora – ha sottolineato – raccontano sicuramente di una situazione allarmante, che riguarda la salute di noi cittadini e la tutela del nostro ambiente. Un ‘emergenza che interessa 180km quadri di falda contaminata in 3 province, più di 50 comuni coinvolti in un bacino demografico con più di 350 mila abitanti. Per questo dobbiamo essere informati, dobbiamo essere aggiornati, dobbiamo lavorare assieme per la ricerca di soluzioni a questo grave problema e la determinazione di tempi certi per la loro attuazione. Dialogo, collaborazione, condivisione. Queste – ha concludo Guarda – devono essere le parole chiave di questo Consiglio”.

 

“Non ci sono precedenti in Veneto e in Italia di un inquinamento così vasto delle falde acquifere come quello da PFAS – ha dichiarato nel suo intervento il consigliere del PD Andrea Zanoni – Ci sono stati danni ingenti agli acquedotti, è stato necessario mettere filtri a carbone alle stazioni di pompaggio, molti privati hanno dovuto chiudere i loro pozzi e la Regione sta sostenendo costi molto importanti. Ecco l’esigenza di far prevalere il principio secondo cui chi inquina paga. Chiedo quindi alla Giunta di attivarsi per attuare misure come la richiesta di risarcimento danni ai responsabili dell’inquinamento, che ricordo essere già stati individuati dall’ARPAV già nel settembre del 2013”.

 

“Il consiglio straordinario di oggi – ha ribadito il consigliere del M5S, Manuel Brusco – deve essere inteso come il momento in cui chi sta sollevando la questione Pfas e composti connessi vuole ottenere, dalla parte politica che governa questa Regione, risposte che in diversi momenti non sono arrivate. Vuole sapere quali impegni intende assumere, ma lo vogliono soprattutto coloro i quali vivono sulla loro pelle la problematiche delle acque contaminate da Pfas, lo vogliono le attività economiche che insistono nella zona soggetta a questo inquinamento”.

 

Per il consigliere della Lista Tosi, Maurizio Conte, ex assessore all’ambiente nella scorsa legislatura, i ritardi sono del Ministero, che ha dato tardi i dati relativi ai parametri di riferimento. Motivo per cui il Governo ora deve dare un riconoscimento a quella che è una calamità per il territorio veneto, prevedendo anche uno stanziamento immediato di risorse, non per rispondere all’emergenza, ma per risolvere definitivamente il problema Pfas, che ha bisogno soprattutto di interventi strutturali nella rete acquedottistica”.

 

“Come Regione – ha ricordato il capogruppo della Lega Nord, Nicola Finco – abbiamo cominciato ad affrontare la problematica PFAS con le strutture competenti già nel 2013, facendo tutto quello che era possibile fare. Se oggi infatti – ha sottolineato – l’Istituto Superiore della Sanità e il Ministero hanno dato dei valori di performance, questo è stato possibile grazie ai monitoraggi fatti dalla Regione del Veneto attraverso 105 siti sentinella e oltre mille campionamenti delle acque interessate dal problema. Quindi – ha concluso Finco – un lavoro fatto sin dall’inizio, che è andato nella direzione di controllare e monitorare l’inquinamento, ma anche di adottare tutte quelle procedure necessarie per la messa in sicurezza dei nostri acquedotti”.

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