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Ambiente – Zanoni (PD): “Rifiuti interrati sulla Treviso-Ostiglia: cosa sta facendo la Regione per evitare che venga contaminata la falda acquifera?”

“Quanto scoperto sotto la pista ciclabile Treviso-Ostiglia purtroppo non mi sorprende. Il Veneto è disseminato di rifiuti interrati abusivamente e più volte ho denunciato come la Regione non si impegni abbastanza su questo fronte”. Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni, che commenta così “lo stop ai lavori nel cantiere del sottopasso della Treviso- Ostiglia dopo la scoperta di metalli e idrocarburi, su cui ho anche presentato un’interrogazione”.

“Gli esempi sono molteplici – esordisce l’esponente dei Democratici – l’autostrada Valdastico Sud, l’A4, parcheggio P5 dell’aeroporto di Venezia. E anche in provincia di Treviso l’elenco è lungo”.

“Quali attività sono state poste in essere dalla Regione per evitare la contaminazione della falda acquifera e per bonificare l’area?” – chiede il consigliere regionale – Ci troviamo in un’area sensibile dove qualsiasi rifiuto interrato può ‘avvelenare’ la falda che si trova appena a uno- due metri di profondità sotto il livello del piano campagna”.

“Attendiamo l’esito dello studio analitico affidato ad Asa dopo i prelievi effettuati da Arpav – prosegue il Vicepresidente della Commissione Ambiente – per capire di che sostanze si tratti, ma i precedenti non ci lasciano certo tranquilli. Per restare in zona, ricordo i 45.000 metri cubi di materiali oggetto di indagini dell’Arpav e i 5.000 metri cubi di rifiuti pericolosi contenenti amianto presenti in una cava di Paese (dove dovrebbe starci solo ghiaia) e sequestrati di recente dalla magistratura veneziana, o i materiali portati illegalmente da Noale nella Cava Campagnole di Padernello. Insomma, il rischio che sia un’altra bomba ecologica è concreto”.

“Purtroppo quello dello smaltimento illecito è un fenomeno diffuso in Veneto – ricorda l’esponente dei Democratici – ne parla anche il report della Commissione bicamerale sulle Ecomafie, sfruttando l’assenza della politica che sul fronte dei controlli ambientali ha fatto poco o niente. E i costi vengono automaticamente scaricati sui cittadini che pagheranno con le loro tasse le attività di bonifica. O peggio, come nel caso di Treviso, Casier, Preganziol, Quinto, i cittadini saranno costretti a spendere di tasca propria anche per l’allaccio all’acquedotto a causa del mercurio che ha reso inservibili i pozzi privati”.

“Per non parlare di chi vive nell’area contaminata da Pfas – conclude Andrea Zanoni – che sta pagando pure in termini di salute. Chissà se per Zaia anche questa è una delle tante eccellenze venete”.

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