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A Nanto (VI) per il nuovo Piano Cave e la tutela del territorio

Sabato 14 dicembre, a Nanto (VI) alle ore 9.45 presso la sala Celotto in Piazza Simposio, l’europarlamentare Andrea Zanoni parteciperà all’incontro dal titolo “Nuovo Piano Cave e Tutela dell’Area Berica”. «Ritengo sia importantissimo portare la voce di tanti cittadini che per troppi anni hanno vissuto la realtà devastante delle cave e sottolineare le criticità che il nuovo Piano Regionale per le Attività delle Cave (PRAC)  dovrebbe assolutamente mettere al bando».

 

Sabato 14 dicembre 2013, a Nanto (VI) alle ore 9.45 presso la sala Celotto in Piazza Simposio, l’europarlamentare Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Paramento europeo, parteciperà all’incontro dal titolo “Nuovo Piano Cave e Tutela dell’Area Berica”, organizzato dal Partito Democratico.

 

L’incontro, che sarà introdotto dal Consigliere regionale del Pd Stefano Fracasso, vedrà gli interventi di Maurizio Conte, assessore regionale all’Ambiente, Marco Stevanin di Terra srl­Italia Nostra, Lorenzo Albi di Legambiente Veneto, François Bruzzo del Comitato Tutela Territorio Area Berica e Raffaella Grassi, Presidente Associazione Albo Cavatori Veneto.

 

«Quando in ottobre la Commissione regionale Ambiente ha licenziato il testo della nuova legge sulle cave sono intervenuto per sottolineare come ancora una volta siamo di fronte ad una falsa norma a rispetto dell’ambiente, scritta sotto dettatura della lobby dei cavatori – ha affermato Zanoni – Spero con tutto il cuore che, una volta giunta in Consiglio regionale, venga emendata perché, diversamente, verranno abbandonati al loro destino comuni già massacrati. Con le cave abbiamo spianato la strada in Veneto alle discariche che hanno inquinato quasi tutta la falda acquifera: penso ai casi trevigiani, vicentini e veronesi dove in falda troviamo mercurio, bromacile, percloroetilene, arsenico, e ogni altra schifezza. È ora di dire basta e tutelare veramente salute e territorio».

 

BACKGROUND

 

Il 9 ottobre 2013, la Commissione regionale Ambiente presieduta dal leghista Luca Baggio ha dato il via libera alla nuova legge sulle cave che dovrà essere approvata dal Consiglio veneto. Il Disegno di legge elaborato dalla Giunta del Veneto lo scorso anno e recante le nuove Norme per l’attività di cava andrebbe a sostituire, una volta approvato dal Consiglio, la Legge Regionale 44/1982 attualmente in vigore.

 

Nella legge a cui è stato dato il via libera dalla Commissione Ambiente, per la quale il Partito Democratico si è astenuto, sono state inserite modifiche che  renderanno molto più blandi la gestione e il controllo dell’attività di cava nell’intero territorio regionale, ad esempio, non aver valutato l’opportunità di trasformare l’attività di cava da regime autorizzativo a quello concessorio: con l’autorizzazione le cave si sono sempre fatte dove i cavatori hanno comprato i terreni, con il regime concessorio le cave sarebbero pubbliche e di conseguenza sarebbero le amministrazioni a decidere dove crearle.

 

Secondo la normativa da approvare in Consiglio, i Comuni verranno esclusi dalle scelte: nell’iter di formazione del Piano Regionale per le Attività delle Cave (PRAC) ancora all’esame della Giunta, ovvero una sorta di piano regolatore del settore che andrà a definire le aree, i tipi  di interventi, i volumi e le sanzioni, i Comuni potranno solo dare indicazioni sulle zone dove si potrà scavare e quelle in cui lo si potrà fare a determinate condizioni (articolo 8). Nell’iter delle autorizzazione dei progetti potranno solo presentare osservazioni alla Commissione VIA o alla Commissione Tecnica Provinciale per l’Attività di Cava. In compenso però sono caricati da tutta l’attività di monitoraggio e controllo (articolo 24). Le sanzioni che potrebbe originare dall’attività di controllo dei Comuni verranno incassate, però,  dalle Province che ne gireranno il 50% alla Regione (articolo 29).

 

La legge, con l’articolo 21 per le cave del gruppo A (come quelle di sabbia e di ghiaia), le somme versate ai Comuni che dovrebbero essere prioritariamente utilizzate per la realizzazione di interventi di ripristino ambientale oppure per riutilizzare le aree interessate dall’attività di cava e per l’esercizio delle funzioni di vigilanza potranno a richiesta del cavatore essere impiegate per opere pubbliche.

 

L’articolo 20 prevede, inoltre, che con un contributo aggiuntivo del 3% da versare al sindaco, il cavatore potrà ottenere la proroga della sua attività di cava. Infine, per i progetti da sottoporre alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, la Commissione Tecnica Provinciale per l’Attività di Cava non verrà più neppure interpellata (articolo 19).  

 

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