ANDREA

ZANONI

Consigliere Regionale

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Prorogato il Piano Faunistico Venatorio, bocciato il mio emendamento sul divieto di caccia!

Con 30 voti favorevoli (Lega, Lista Zaia, Forza Italia, FdI, IV, VC, Fare), 15 voti contrari (PD, Lista Moretti, M5S) e zero astenuti il Consiglio regionale ha approvato l'ennesima proroga del Piano Faunistico Venatorio del Veneto per un altro anno.
Con 16 voti favorevoli (PD, Lista Moretti, M5S), 27 voti contrari (Lega, Lista Zaia, Forza Italia, FdI, IV,) e 2 astenuti (VC, Fare) è stato invece bocciato il mio emendamento sottoscritto in aula anche da alcuni colleghi PD, M5S e VC, che avrebbe consentito ai proprietari di terreni di chiedere il divieto di caccia nei propri terreni.
Se la mia regione non riesce dopo 5 anni dalla scadenza del piano ad approvarne uno di nuovo, almeno poteva riaprire quella finestra temporale di 30 giorni nei quali consentire ai proprietari di terreni di esercitare il diritto di legge di vietarne la caccia.
Andrea Zanoni

PS: di seguito la traccia del mio intervento in consiglio.

 

 

PROGETTO DI LEGGE N. 107 – RIDETERMINAZIONE DEL TERMINE DI VALIDITÀ DEL PIANO FAUNISTICO-VENATORIO REGIONALE APPROVATO CON LEGGE REGIONALE 5 GENNAIO 2007, N. 1

Intervento in Consiglio Regionale dell’8 febbraio 2016 del Consigliere Andrea Zanoni

Colleghi, Presidente, assessori,

siamo all’ennesima proroga del vecchio piano faunistico venatorio approvato nel lontano 2007 con legge regionale n.1 del 5 gennaio 2007 (Pubblicata sul BUR n.4 del 9 gennaio 2007) e scaduto il 9 gennaio del 2012, poi sopravvissuto fino ai giorni nostri con proroghe su proroghe più o meno legittime.

Vogliamo pertanto prorogare per l’ennesima volta un piano che sui basa su dati dei Piano Faunistico venatori provinciali del 2004/2005 approvati due anni dopo, quindi proroghiamo un piano superato da dodici anni.

La pianificazione faunistico venatoria prevista dalla legge nazionale sulla caccia, la 157/92, prevede  che i piani abbiano una durata di non oltre cinque anni.

Si propone perciò al Consiglio di andare in deroga ad una norma statale molto precisa a riguardo.

Questo Piano che puzza di stantio da quante volte è scaduto, non è aggiornato alle nuove situazioni ambientali ben diverse da quanto accadeva nel 2007, o meglio nel 2004.

Il territorio del Veneto in questi dieci anni e più è stato interessato da forti modifiche:

ingenti quantità di suolo consumato è stato perso irrimediabilmente sottraendo importanti superfici alla fauna selvatica ed ai cacciatori, tant’è che lo stesso presidente Zaia ha presentato una legge sul consumo di suolo ora in esame in II Commissione ambiente;

importanti territori campestri sono stati “tagliati” e “spezzati” in più tronconi a causa della realizzazione di imponenti opere stradali come ad esempio la Valdastico Sud e la Superstrada Pedemontana Veneta che hanno frazionato campagne ed istituti faunistico venatori come gli ATC.

anche gli effetti dovuti ai cambiamenti climatici, con il susseguirsi di estati piovose e fresche o al contrario estati secche e torride, o addirittura inverni caldi e aridi, hanno comportato importanti mutamenti sulle dinamiche delle popolazioni faunistiche e sul loro trend demografico e andamento migratorio.

Nel frattempo si sono affacciate nella nostra regione specie considerate “prioritarie” dalla Direttiva Habitat come il Lupo, l’Orso e la Lince che sono classificate come particolarmente protette dalle norme nazionali.

Oppure altre come la Nutria considerate dannose. Anche la popolazione del Cinghiale in alcune aree pare aver subito degli incrementi.

Nel contempo le popolazioni di molte specie, in particolare di uccelli migratori, sono quasi sparite dal nostro territorio.

Molta della fauna presente in abbondanza dieci anni fa ora è diminuita fortemente o è quasi sparita, porto solo a titolo di esempio l’Allodola , specie cacciabile attualmente e considerata in declino in tutta Europa, i Passeri (il Passero d’Italia e la Passera Mattugia), cacciabili con la caccia in deroga in Veneto per diversi anni e oggi  pressoché scomparsi.

Risulta evidente che prorogare ancora un piano faunistico venatorio del 2007 significa andare contro la norma nazionale, la n. 157/1992, ma soprattutto contro il buon senso.

Abbiamo delle aree considerate protette ed utili a raggiungere le percentuali minime di territorio protetto che gridano vendetta, centri abitati, zone industriali, aeroporti militari e specchi d’acqua dove la fauna mai e poi mai, come previsto dalla legge, utilizzerà per sostare, alimentarsi e riprodursi.

Volete prorogare il piano di un altro anno nonostante abbiate nei cassetti un Piano Faunistico Regionale già da tempo approvato dalla Giunta e frutto di un lungo lavoro di tutte e sette le province del Veneto.

Pare che non abbiate la forza di approvare questo piano perché qualcuno lo vuole rivedere a modo suo giocando così anche sulle tasche dei cittadini veneti dato che quel piano è costato decine di migliaia di euro.

E il pretesto di questo suo congelamento diventa l’inclusione nel suo interno delle norme sui danni da fauna selvatica, danni utilizzati e sventolati ripetutamente per condizionare in maniera strumentale l’opinione pubblica in merito alla questione della caccia.

Si cari colleghi i danni della fauna selvatica vengono utilizzati per giustificare la caccia anche nei confronti di molte specie che di danni non ne hanno mai fatti.

Dovete sapere che i danni causati all’agricoltura sono soprattutto opera di specie oggetto di ripopolamenti venatori come la Lepre, il Fagiano, il Cinghiale, per quest’ultimo i ripopolamenti sono stati vietati da poco a livello statale.

Ebbene la specie che svetta prima in classifica per i danni all’agricoltura, è proprio la LEPRE , come risulta dai dati ufficiali della Giunta .- Caccia e Pesca, specie oggetto di immissioni anche con capi acquistati da allevamenti.

Quindi cari colleghi dobbiamo ridimensionare questo fenomeno che in media vede ogni anno un dato medio di 2 euro di danni ad ettaro e 15 euro di danni per azienda.

Questa proroga avrà anche effetti negativi sui diritti dei cittadini che in Veneto detengono dei terreni agricoli e che vogliono vietarne la caccia.

La legge nazionale sulla caccia, la 157/92, all’articolo 15 comma 3, la legge regionale sulla caccia, la 50/93, all’articolo 8 comma 7, il regolamento di attuazione del Piano faunistico venatorio regionale approvato con legge regionale n. 1 de 2007all’articolo 21 comma 1, prevedono la possibilità di vietare la caccia su domanda dei conduttori e proprietari da inoltrare alla regione.

Questo diritto viene però garantito dalle leggi solo ed esclusivamente durante una breve finestra temporale di trenta giorni, ovvero “entro trenta giorni dalla pubblicazione del piano faunistico-venatorio” sul bollettino ufficiale della regione Veneto, il cosiddetto BUR.

Risulta evidente che questo sacrosanto diritto dei cittadini veneti viene negato da ben 10 anni ovvero dall’ultima finestra temporale risalente al febbraio del 2007.

Credo sia necessario approvare un emendamento che ho avuto cura di sottoporre all’ufficio legislativo del Consiglio, che tra l’altro è l’unico emendamenti presentato su questa legge, che consente finalmente il sacrosanto diritto a richiedere il divieto di caccia nei propri terreni così come concesso dalle leggi statati e regionali che vi ho prima citato.

Riaprendo quella benedetta finestra temporale di trenta giorni che l’assemblea legislativa del veneto ha chiuso in faccia ai cittadini da ben 10 anni.

La richiesta tra l’altro, che deve essere corredata anche di una relazione tecnica sottoscritta da professionista abilitato, può essere fatta solo per dei casi limite, ovvero solo per:

a) le colture agricole specializzate in atto al momento di presentazione della richiesta e quelle condotte nell’anno precedente;

b) le produzioni agricole condotte con sistemi sperimentali, con la specificazione delle caratteristiche dei sistemi stessi;

c) le produzioni agricole con fini di ricerca scientifica, con la dettagliata descrizione del progetto, delle tecniche impiegate e degli strumenti utilizzati;

d) gli interessi economici, sociali o ambientali che si ritengono suscettibili di danno o di disturbo in guisa da costituire motivo di sottrazione del fondo.

Le associazioni che tutelano l'ambiente e gli animali e soprattutto i possessori dei terreni agricoli, con particolare riferimento agli agricoltori e alle loro associazioni di categoria, si aspettano che in questa ennesima proroga venga inserita una norma che salva diritto di chiedere il divieto di caccia in casa propria.

Spero che questa aula sappia far prevalere il buon senso.

Da troppi anni in quest’aula si approvano in materia di attività venatoria e tutela della fauna selvatica solo norme a senso unico.

La L.R.50 del 1993 sulla caccia è stata ormai modificata una decina di volte e sempre e solo a vantaggio non dei proprietari dei terreni, non degli agricoltori, non della fauna selvatica ma solo ed esclusivamente dei cacciatori (sugli appostamenti di caccia, sui richiami vivi, sugli allevamenti dei richiami vivi, ecc.)

Quello che vi chiedo altro non è che applicare la legge una volta tanto anche per i cittadini del veneto, cittadini onesti, cittadini che contribuiscono con le proprie tasse alle entrate dello Stato e della nostra regione.

Andrea Zanoni

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