ANDREA

ZANONI

Consigliere Regionale

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Conferenza a Vicenza su inquinamento delle falde acquifere e della catena alimentare

 Sabato 18 gennaio, alle 17.00 presso la Sala dei Chiostri di Santa Corona a Vicenza, l’eurodeputato PD Andrea Zanoni interverrà al convegno sull’inquinamento delle falde acquifere, della catena alimentare e sulla salute dei cittadini, organizzata dall’ISDE, da Medicina Democratica – Movimento di lotta per la salute e dalla onlus AIEA. «La sicurezza delle falde acquifere è da sempre al centro delle mie battaglie sia in Italia che in Europa perché è in strettissima connessione con la salute dei cittadini. Troppo spesso per interessi superiori viene sacrificata, esponendo a rischi altissimi la qualità della vita e la salubrità dell’ambiente»

 

 Sabato 18 gennaio 2014, alle 17.00 presso la Sala dei Chiostri di Santa Corona a Vicenza, l’eurodeputato PD Andrea Zanoni membro della Commissione ENVI, Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, interverrà al convegno sull’inquinamento delle falde acquifere, della catena alimentare e la salute dei cittadini, organizzata dall’International Society of Doctors for Environment (ISDE), da Medicina Democratica – Movimento di lotta per la salute e dall’ Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA).

 

 All’incontro, oltre a Zanoni interverranno Maria C. Rodeghiero, Responsabile della Sezione AIEA di Vicenza e Medicina Democratica, Laura Maffiotti, Biologa e vice Presidente dell’ISDE Vicenza, Vincenzo Cordiano, Medico e Presidente dell’ISDE Vicenza e Medicina Democratica.

 

«Sarà un’importante occasione per avere risposte da studiosi ed esperti sulla correlazione tra l’inquinamento delle falde acquifere e la salute dei cittadini – ha sottolineato Zanoni – Invito tutti i cittadini, nonché i dirigenti delle Ulss, gli Amministratori comunali e provinciali, i medici, biologi e veterinari a partecipare all’incontro. Il 30 settembre 2013, ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea per denunciare la contaminazione delle acque potabili di trenta comuni veneti dopo la lettera appello di più di trenta medici italiani, gran parte membri dell’ISDE, che chiedevano di  avviare con urgenza un progetto di screening sanitario della popolazione residente. Il 22 novembre 2013, il Commissario Ue Janez Potočnik ha fatto sapere che la Commissione europea “indagherà circa le misure adottate per porre rimedio a questa situazione”. Ho, inoltre, recentemente presentato due domande di accesso agli atti in merito alle ultime rilevazioni di percloroetilene nella falda acquifera tra i comuni vicentini di Marostica, Schiavon, Sandrigo, Bressanvido e Bolzano Vicentino e in relazione alla rilevazione di valori di cloruro di vinile monomero in quantità superiore alla soglia nella zona servita dal pozzo di Bertesina (VI)».

 

BACKGROUND

 

Una campagna di misurazioni dei pozzi eseguita a livello nazionale dall’IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque), braccio operativo del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), ha rilevato che le acque potabili di circa trenta comuni del Veneto sono contaminate da sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS). I comuni interessati si trovano principalmente nella zona ovest della provincia di Vicenza e in particolare nelle valli dell’Agno e del Chiampo e nel bacino del fiume Fratta che confluisce nel canale Garzone, ma anche in alcune zone confinanti delle province di Padova e Verona. Secondo quanto riportato dai media, in alcuni casi la concentrazione di alcune tra queste sostanze supererebbe i 1.000/1.500 ng/l (nanogrammi per litro), arrivando a sfiorare soglia 2.000 ng/l in un pozzo poi chiuso di una zona industriale di Vicenza. Tali composti del fluoro vengono utilizzati per impermeabilizzare tessuti, carta, contenitori per alimenti. L’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV), ha individuato la fonte della contaminazione negli scarichi di un’industria locale.

 

 La presenza di tali composti nell’acqua potabile non è oggetto di specifici limiti da parte né della normativa italiana, né di quella comunitaria. Queste sostanze vengono definite “microinquinanti emergenti”, frutto di un’industria chimica recente e per questo non monitorate dalle indagini di laboratorio di routine. In Germania, tuttavia, il limite è di 100 ng/l e nel New Jersey (U.S.A.) pari ad appena 40 ng/l. Proprio a causa dell’ampio utilizzo di tali sostanze in campo industriale e dell’associabilità di queste a un ampio spettro di effetti sulla salute, l’European Food Safety Authority (EFSA) ha svolto un’indagine scientifica sull’esposizione umana alle stesse nella catena alimentare, arrivando a escludere probabili effetti negativi ma ammettendo la carenza di dati.

 

 Nel 2010 la Commissione europea aveva imposto agli Stati membri il monitoraggio della presenza di sostanze perfluoro-alchiliche per il biennio 2010 e 2011. Il 5 agosto 2013, l’eurodeputato Zanoni, con un’interrogazione alla Commissione europea, aveva chiesto la pubblicazione dei risultati del monitoraggio e di arrivare quanto prima a regolamentare a livello Ue la presenza di tali sostanze nell’acqua potabile.

 

 L’11 ottobre 2013, il Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik aveva risposto che “la direttiva sull’acqua potabile non stabilisce valori limite per il contenuto di sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) ma lascia agli Stati membri il compito di fissarli qualora sia necessario per tutelare la salute umana” pertanto “la presenza di PFAS nell’acqua potabile è soprattutto un problema locale che dovrebbe ridursi nel tempo per effetto della richiamata legislazione e dello sviluppo di linee guida negli Stati membri”.  

 

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